Dimitri NICOLAU
CANTI DALLA RESISTENZA op. 31 ( 1978-79)
Cantata con 3 voci cantanti, 2 voci recitanti e orchestra sinfonica.PAESE SERA, Lunedì 22 Novembre 1982
Concerti
Con nastro magnetico e orchestra cantano le voci della Resistenzadi W. TORTORETO
L'AQUILA, 22 - La letteratura musicale dedicata alla Resistenza è in Italia piuttosto scarna. Alla ricca fioritura dei canti anonimi dei partigiani non è seguito l'impegno dei musicisti dotti, per cui abbiamo oggi una produzione letteraria abbondante, un catalogo nutrito di opere figurative, ma un indice esiguo di opere musicali sulla Resistenza. La prudenza, o forse incertezza, dei musicisti, nasce dalla contraddizione tra ii vitalismo e la tensione morale e civile legati al tema della Resistenza e un indirizzo creativo condizionato nella musica dal meccanicismo seriale, dalla razionalità delle combinazioni elettroniche, dal materismo informale o, perfino, da un'estetica irrazionale che si spinge fino a teorizzare il silenzio. Eppure, già Thomas Mann aveva scritto nella prefazione alle «Lettere di condannati a morte della Resistenza europea»: «Ammiriamo la poesia perché sa parlare proprio come la vita, ma siamo doppiamente commossi dalla vita che parla, senza saperlo, proprio come la poesia».
A questo spirito manniano sembra essersi ispirato il giovane musicista greco-italiano Dimitri Nicolau nel suo oratorio per soli nastro magnetico e orchestra intitolato «Canti della Resistenza» op.31 , eseguito all'Auditorium del castello cinquecentesco dell'Aquila in prima assoluta. L'oratorio fu scritto nel 1978 quasi di getto e chiudeva un periodo fortunato per l'autore, del quale il Quartetto n.6 op.28 per archi riportava in quei mesi uno straordinario successo nell'interpretazione dei Solisti di Roma nellauditorium di S. Cecilia.
L'opera ambisce ad una compostezza classica naturale in un artista di cultura greca. Essa racconta, in dieci pezzi «chiusi» le esperienze della gente comune alla violenza raffinata e feroce del terrorismo psicologico e le sofferenze di un muratore, il quale grida sotto la tortura che «un muratore torturato non significa una casa di meno». Si evidenzia nel corso del lavoro che lidea della Resistenza che Nicolau ci propone supera ma senza eliminare o svalutare quella storica del popolo partigiano contro il fascismo e nazismo. Egli va verso quella resistenza umana interiore e questo rende il suo oratorio molto più originale e stimolante. L ampia parabola che prende spunti da autori e poeti come Brecht, Vassilikos, Panagulis si conclude con le citazioni del poeta turco Nazim Hikmet, il quale giunse, attraverso la prigionia e l'esilio, ad amare sempre più coraggiosamente le donne e tutti gli esseri umani e una vita così diversa da quella vagheggiata in gioventù.
Come Hikmet, anche Dimitri Nicolau ha scoperto la sua strada nel canto tradizionale e nel linguaggio della sua gente. Il primo e più vistoso carattere della sua musica è una vitalità mediterranea incontenibile espressa con una prodigalità ritmica che spazia liberamente da ritmi di danze a raffinatezze poliritmiche complesse e affascinanti. Le citazioni, esplicite o dissimulate, spaziano nel lungo lavoro dalla poliritmia che sempbra direttamente ispirata allo stile dell'americano Ives, fino agli abbandoni melodici che ricordano Mahler o al suono del corno trattato con procedimenti stilistici brahmsiani. Ma l'elemento che impressiona di più è il gusto di un'invenzione melodica tesa esplicitamente alla comunicatività.
Il coraggio di questa «prima» va anche a Vittorio Antonellini, direttore artistico dell'istituzione sinfonica, abruzzese che ha finanziato il programma, mettendo anche a disposizione la sua orchestra. La quale ha lavorato con insolita determinazione, conseguendo risultati eccellenti nell'amalgama del difficile lavoro e nella fitta animazione timbrica. II direttore Vittorio Paperi ha strutturato lopera in un organismo compatto.
Efficacissimi i cantanti Elvira Spica, Leonia Vetuschi e Walter Alberti, impegnati da una scrittura accortissima e molto sapiente, ma pure tra le più dure ed esigenti per la voce. Ai tre ottimi interpreti si sono affiancati, nelle parti narrative o rievocative, le voci ben ritmate di due attori inseriti con naturalezza nel tessuto sonoro, Luigi Mezzanotte e Federica Giulietti. Il successo della serata è stato trascinante.