Testo per il programma di sala in occasione della
quarta ripresa della Commedia Armonica nella stagione dei
concerti 2003/2004 della Istituzione Sinfonica Abruzzese
© Rosanna Scimia
NOTE DI SALA
Commedia Armonica op. 99
(1990)
Cantata
scenica per coro misto e orchestra
Dimitri Nicolau è un affermato compositore della
nostra generazione, ha iniziato a comporre giovanissimo ed il suo catalogo
comprende oltre 260 composizioni di musica sinfonica, operistica, da camera,
concerti per vari strumenti solisti, balletti, musica per il teatro, il cinema
e la televisione. Artista poliedrico affianca agli interessi musicali (oltre
alla composizione si dedica con particolare attenzione alla studio della musica
popolare soprattutto dell’area mediterranea e balcanica) quelli letterari e
cinematografici, tanto da conseguire il diploma in Ripresa cinematografica
presso il Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma e da esercitare per
qualche tempo questa professione parallelamente all’attività compositiva.
La musica di
Nicolau è caratterizzata da una grande verve ritmica che conferisce alle sue
opere una vitalità in grado di creare un immediato rapporto dialogico con
l’ascoltatore: l’autore usa un linguaggio musicale privo di quel vuoto
intellettualismo che a volte rende la musica fruibile soltanto ad una ristretta
élite di eruditi creando una barriera tra pubblico e compositore, predilige
invece soluzioni formali eleganti ed efficaci che arrivino direttamente
all’interiorità dell’ascoltatore, il quale per empatia ne coglie emotivamente
il significato, grazie anche all’uso di un’abile orchestrazione e di raffinati
espedienti tecnici. Si crea così un vero e proprio dialogo tra autore e
ascoltatore che porta ad un arricchimento culturale ed umano reciproco.
L’apprezzamento dei
lavori di Nicolau da parte del pubblico e della critica ha spinto diversi enti
musicali a commissionargli alcune composizioni, per l’Istituzione Sinfonica
Abruzzese nel 1978 ha composto i Canti
dalla Resistenza op. 31 ripresi e trasmessi da RaiTre. Poi, visto il successo
riscosso, l’ I.S.A. ha incaricato Nicolau di scrivere un’altra opera: la Commedia Armonica op. 99; così l’autore
spiega la genesi di questa composizione:
“La proposta dell’ Istituzione Sinfonica Abruzzese, nel 1990, di
comporre un lavoro originale per coro e orchestra ispirandomi al madrigale di
Striggio Il cicalamento delle donne al bucato
mi suonò subito estremamente stimolante e mi misi immediatamente al lavoro. La
composizione sviluppa vocalmente e con una originale strumentazione
orchestrale, in un libero rapporto, il testo originale di Striggio di cui ho
adoperato alcune parti per una durata di circa dieci minuti complessivi di
musica. Ho composto un gran numero di parti nuove, appunto, creando così una
struttura narrativa musicale compatta e originale. Un lavoro affatto filologico
e musicologico ma che coglie e sviluppa quell’aspetto fondamentale del
linguaggio musicale che è l’espressione
degli affetti e dei sentimenti dei rapporti umani nel quotidiano compresa
la danza. Una composizione corale e strumentale che si svolge nell’arco di una
giornata di primavera in riva di un fiume dove un gruppo di lavandaie scende
per lavare i panni e discorrere, a volte anche animatamente, di fatti semplici,
di amori e di curiosità con la saggezza, l’acume e la fantasia del popolo
contadino. L’ho chiamata Commedia
Armonica perché, al di là dell’evidente gioco armonico e ritmico
specificatamente musicale, è un lavoro, nella sua interezza, da vedere con l’udito confermando che,
anche nei giorni nostri, la musica entra dalle orecchie e che da questo
rapporto fisico con i suoni musicali affettivi
abbiamo la possibilità di creare un’ immagine musicale interna, frutto della
fantasia e non della ragione.”
Già nella seconda
metà del 1500, Orazio Vecchi (al quale sia Striggio che Nicolau più o meno
esplicitamente si ispirano) aveva cercato di creare un tipo di musica in grado
di evocare delle immagini poetiche attraverso i suoni, egli componeva “per
dilettare col ridicolo [….] essendo il riso quasi sempre testimonio d’una certa
ilarità che dentro si sente nell’animo il quale di natura è tirato al piacere
et appetisce il riposo e ‘l ricrearsi “; da ciò deriva l’aspetto caricaturale e realistico presente
nelle composizioni di Vecchi e ripreso da Alessandro Striggio ne Il cicalamento delle donne al bucato. La
Commedia Armonica op. 99 quindi si ispira a tale madrigale realistico,
dal quale Nicolau riprende la componente dialogica utilizzata a fini
coloristici e musicali, in grado cioè di descrivere una situazione drammatica
con i sentimenti e gli stati d’animo dei “personaggi” senza il ricorso ad
espedienti scenici ma semplicemente ricorrendo a particolari strutture
musicali.
L’argomento trattato nei madrigali dialogici
del 1500 (quindi anche nel Il cicalamento delle donne al bucato di
Striggio e di conseguenza nella Commedia
Armonica di Nicolau) riguarda i casi più comuni della vita e vede come
protagonisti personaggi appartenenti all’ambiente contadino e rurale impegnati
nelle loro faccende e nei pettegolezzi quotidiani. Ĕ questo il mondo che
Nicolau vuole evocare con la sua musica, solleticando la fantasia
dell’ascoltatore per renderlo osservatore silenzioso ma partecipe alle vicende
delle lavandaie.
Un preludio
orchestrale apre la Commedia, sulle
sonorità cupe degli archi si staglia il canto degli uccellini, abitanti del
bosco, poi altri allegri frammenti melodici affidati ai fiati ci trasportano
nella quiete campestre, interrotta da incalzanti ritmi di danza delle
percussioni che annunciano l’arrivo delle lavandaie, accompagnate da un gruppo
di uomini, presso il fiume. Ed ecco
inizia il “cicalamento”: un coro di voci maschili e femminili intona, su un
brioso ritmo di danza, un inno alla primavera, segue un intervento degli archi
sempre su ritmi concitati e poi di nuovo uomini e donne dialogano tra loro
ricordando gli amori che sbocciano a primavera, l’orchestra conclude l’episodio
con sonorità possenti. Una delicata melodia affidata al fagotto prepara
l’ingresso del coro: le donne intente a lavare il bucato ricevono il “Buon
Giorno” da un gruppo di uomini, ricambiano il saluto per poi tornare a
discorrere delle loro vicende amorose più o meno fortunate, intavolando lunghi
discorsi frivoli e inconcludenti. In questa sezione della composizione
protagonista è il coro interrotto da qualche breve intervento solistico
affidato ai fiati, successivamente interviene l’orchestra e un solo del clarinetto
conclude l’episodio. Il canto degli uccelli ci immerge nuovamente in
un’atmosfera bucolica e ritmi ben scanditi dalle percussioni preparano un altro
intervento corale “Quanto bella t’ha fatto la tua mamma”, questa volta affidato
alle sole voci maschili che rendono omaggio alla bellezza femminile esaltandone
le doti.
L’orchestra, che
svolge la funzione di “interludio”, riprende variata la melodia del coro e
introduce una sezione corale femminile
che risponde alle questioni poste dagli uomini, il “dialogo” è interrotto dai
ritmi incalzanti di archi e percussioni che culminano in un canto per voci
miste. Un lungo intervento strumentale aperto dal fagotto, al quale fanno
eco fiati, archi e percussioni, si
dissolve nel nulla, resta solo un flebile ritmo percussivo dal quale
gradualmente si plasma la delicata melodia degli archi arricchita poi dalle
sonorità degli altri strumenti con timbri molto soffusi. A tale quiete si
contrappone la pienezza sonora del coro seguita dai ritmi sempre più concitati
delle percussioni, strumenti e voci si compenetrano pienamente in “Suonatemi un
balletto” costruito su un ben cadenzato ritmo di danza.
Il penultimo
episodio è affidato all’orchestra e tutti gli strumenti alternativamente si
scambiano brevi melodie riproponendole con differenti sfumature timbriche e
dinamiche; l’intervento delle percussioni rende il tutto molto più concitato
quasi a voler rappresentare le danze o i maliziosi alterchi tra contadini e
lavandaie. Nell’episodio seguente protagonista è il coro: “Orsù stendiamo
questi panni “, le donne hanno finito di lavare il bucato, si apprestano a
stenderlo e bisticciano tra loro su quale sia il metodo migliore per farlo
asciugare, il loro cicaleccio è ironicamente interrotto dagli uomini “Su presto
fate pace”. Terminate le loro faccende le donne invitano tutti a tornare a casa: “O brigata è tempo di partir”,
l’allegra compagnia si avvia festosamente verso casa intonando di nuovo un inno
alla bella stagione “Ecco la primavera”, accompagnato da un intervento
strumentale ad orchestra piena; un solenne e brioso accordo tra coro e
orchestra conclude la giornata e i “cicalamenti” delle lavandaie.
©
2004 Rosanna Scimia