A cura dell’ufficio stampa dell’Ambasciata di Grecia in
Italia
ANNO II – N.24
Novembre 1999
IL PERSONAGGIO
Ispirazione etnica
e sensibilità
moderna
convivono nei
lavori di uno dei
più innovativi
compositori
contemporanei
Un famoso baritono
tedesco ha definito la sua musica un mondo “pieno di entusiasmo, una realtà che
non tiene conto delle mode e fa dimenticare il grigiore di chi pensa che tutto
sia già stato fatto e scritto”. Un pensiero che rende bene il gusto della
creatività e la tendenza alla sperimentazione che aleggia nei lavori di Dimitri
Nicolau, anche se la ricchezza di suggestioni e di esperienze che è l’ humus da
cui nascono le sue composizioni suggerisce di stare lontano da eccessive
schematizzazioni. Nonostante il forte richiamo alla tradizione popolare,
balcanica e mediterranea, la sua è una musica senza confini, forse non a caso
molto apprezzata anche nel nord Europa, in particolare in Germania e in Olanda.
Dimitri Nicolau
compone da quando aveva l’età di tredici anni. La passione per la musica la
porta “nel sangue”, l’ ha coltivata nella natia Keratea, in Attica, dove
nell’antichità si celebravano le feste al dio Dioniso; l’ ha sviluppata ascoltando il canto delle prefiche
e poi studiando musica in Grecia, in Francia e in Italia, prendendo ispirazione
dai canti e dalle melodie popolari delle genti che si affacciano sul
Mediterraneo. E’ così che la musica etnica assume via via nella sua produzione
un ruolo fondamentale: si trasforma in fonte di ispirazione da rielaborare con
libertà e fondere con le suggestioni della musica sinfonica e da camera, un po’
sullo stile del compositore ungherese Bela Bartok. “La musica popolare - dice
Nicolau - è forza vitale per me, come l’idea dell’ identità culturale
mediterranea, ma da sole non bastano”.
Nell’ artista greco
l’identità mediterranea non può essere scissa dalla rivisitazione delle radici
greche e italiane di quest’angolo del pianeta, le une acquisite con la nascita,
le altre con la lunga permanenza in Italia. “Anche se i greci e italiani -
osserva il compositore - non sono poi così simili come si sente spesso dire. A
cominciare dal fatto, per esempio, che in Grecia il rapporto con la musica
popolare, così come con la danza e con le forme di espressione del proprio
corpo, è più forte che in Italia, dove qualcosa del genere si è verificato un
po’ nel ’68, ma per un periodo limitato. E poi nella musica greca ancora oggi
una relazione più stretta tra testo e melodia, tra musica e poesia”.
Nicolau non è tra
quegli esuli di ogni tempo e di ogni provenienza che, per motivi storici e
personali, hanno preferito cancellare il ricordo delle proprie origini. “ Mi
sento separato, per così dire, dalla storia e cultura greca per quella parte di
essa che non condivido, ma non l’ ho affatto annullata”. Ama l’Italia, dove “
qualche volta mi sono trovato di fronte alla necessità di ricrearmi, in un
certo senso, ma dove ho trovato anche molti strumenti di formazione”.
Non devono
essere negate
ma anzi valorizzate
E i suoi rapporti
con la Grecia di oggi ? “ Lo scrittore Vassilis Vassilikòs diceva che il problema
di questo paese è di aver dovuto evolversi molto rapidamente, dopo il periodo
terribile dei Colonnelli, senza avere avuto il tempo di poter elaborare il
cambiamento, l’oggetto del suo confronto. Sono d’accordo, nel senso che tutta
questa corsa verso la modernità, verso l’Europa, potrebbe avere costi pesanti
sul piano dell’identità culturale”. Ma
non è pericoloso, gli chiediamo, in un contesto come quello balcanico, parlare
ancora oggi di identità etnica, culturale ? “Bisogna stare attenti. L’identità si compone
di diversi fattori. Direi che gli ultimi strati, quelli più profondi, sono
rappresentati dalla cultura non scissa dagli affetti. Le diversità non devono
essere negate ma anzi valorizzate. Semmai il problema sta nell’istaurare un
rapporto aperto e dialogante con il diverso da sé anche se a volte costa molto
umanamente. Secondo me la questione da porsi in questa prospettiva non è tanto
quella di una scelta tra tolleranza e intolleranza, ma tra negazione e non
negazione dei tratti distintivi della propria identità e di quella degli altri.
Il nazionalismo nasce su un terreno di delusione e insicurezza, ha molto a
che fare con la volontà di conservare valori apparentemente esclusivi”.
Una “patologia” che
la musica può aiutare a sconfiggere, se correttamente intesa. “ Sulla base
della mia esperienza di musicista, per
il semplice fatto che un compositore, se vuole proporre cose nuove ed essere
davvero creativo, non può non mettersi in discussione e in crisi, l’apertura e
la disponibilità al confronto diventano una forma mentis irrinunciabile”.
Manuela Mirkos